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Ortodonzia

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L’ortognatodonzia è la branca dell’odontoiatria che si occupa della correzione delle anomalie di posizione dei denti e delle malformazioni/malposizioni dei mascellari, sul piano estetico e funzionale.
Il nome ortognatodonzia deriva dall’unione di tre parole greche diritto, mascella e dente. Da qui l’origine di due parole: ortognatodonzia e più semplicemente ortodonzia, che spesso vengono usate in modo interscambiabile ma che in realtà differiscono un po’ tra loro concettualmente.
L’ortodonzia è quella branca dell’odontoiatria che si occupa dello studio, della diagnosi e del trattamento della posizione anomala di uno o più denti e degli eventuali danni che queste alterazioni portano sull’estetica del volto e sulle funzioni correlate al cavo orale (respirazione, deglutizione, masticazione e fonazione)
L’ortognatodonzia è la disciplina che si occupa della correzione delle malposizioni/malformazioni/alterazioni della crescita dei mascellari per poter correggere in modo stabile una malocclusione esistente.
Un trattamento ortodontico è, quindi, un insieme di procedure cliniche messe in atto per risolvere una posizione anomala dentale (ortodonzia) e/o una malformazione/malposizione dei mascellari (ortognatodonzia).

In quali fasi si suddivide un trattamento ortodontico?

Il check up ortodontico
E’ il momento più importante e fondamentale per stabilire il percorso che verrà intrapreso dal paziente.
Avviene in tre momenti:
1) La raccolta della documentazione completa del paziente: vengono eseguite le fotografie del viso ed endorali, le scansioni digitali o impronte delle arcate dentali e gli esami strumentali (radiografie convenzionali come panoramica, teleradiografie del cranio e radiografie endorali; tomografia assiale computerizzata cone beam; risonanza magnetica)
2) La diagnosi: l’ortodontista integra le informazioni raccolte dall’anamnesi, dall’esame clinico e dalla documentazione completa del paziente con lo studio cefalometrico e l’analisi estetica del viso e dentale così da individuare “la lista dei problemi” del paziente da cui deriva un piano di trattamento mirato alla loro risoluzione totale o parziale
3) Il colloquio o la spiegazione del piano di trattamento: l’ortodontista spiega al paziente o ai suoi genitori, in caso di minore, i risultati del precorso diagnostico, i problemi da affrontare, le possibili strategie cliniche e gli eventuali limiti della cura ortodontica.

L’applicazione dell’apparecchiatura
Per mettere l’apparecchio normalmente sono necessari 3-4 appuntamenti a distanza di una settimana gli uni dagli altri: il primo di 5 minuti, il secondo e il terzo di 30 minuti, e poi quello in cui vengono effettivamente posizionati i dispositivi ortodontici che può avere una durata da 30 minuti a 1 ora e mezza/due ore.
L’ultimo è l’appuntamento più importante in cui non solo si inizia la terapia a tutti gli effetti ma durante il quale vengono anche spiegate le istruzioni di igiene orale,viene consegnato un kit di strumenti (che comprende spazzolino ortodontico, scovolino, filo interdentale superfloss, dentifricio e pastiglie rivelatrici di placca) per farlo e vengono illustrati gli accorgimenti da utilizzare per alleviare i fastidi dei primi giorni (cera ortodontica). Per questo motivo, è un appuntamento che, se richiede un tempo uguale o superiore ad un’ora, viene programmato sempre al mattino.

I controlli ortodontici
Ogni apparecchio deve essere controllato con periodicità. La durata di un controllo e la frequenza, che può variare tra 3-4 e 5-6 settimane, dipende dal tipo di apparecchiatura e dalla fase di trattamento in corso. Per esempio se si deve calibrare una forza su uno o più denti il controllo sarà più ravvicinato, se invece il paziente sta collaborando bene e sta indossato gli allineatori e/o gli elastici intermascellari il controllo potrà essere più a lungo termine.
Ad ogni appuntamento si verifica l’integrità delle apparecchiature ortodontiche, la loro azione, il livello di igiene orale, lo stato di salute dentale e la collaborazione del paziente.

La rimozione dell’apparecchiatura
Al termine della cura viene rimossa l’apparecchiatura e vengono consegnati i dispositivi di “contenzione”, ossia dei dispositivi rimovibili o fissi che mantengano i risultati raggiunti. Se si dovessero lasciare i denti completamente “liberi”, una volta tolto l’apparecchio, infatti, questi potrebbero stortarsi nuovamente e a quel punto per riposizionarli sarebbe necessario rimettere ancora un apparecchio.
La contenzione può essere effettuata tramite un apparecchio mobile o un filo di ritenzione fisso incollato sulla superficie interna dei denti. Il tipo di contenzione viene deciso in base al trattamento eseguito, alla collaborazione data dal paziente e alle preferenze del paziente.
Rimuovere l’apparecchio richiede generalmente 1 ora e mezza o due ore ed è un appuntamento che viene organizzato sempre al mattino. 

Quali tipi di trattamento ortodontico esistono?

ORTODONZIA TRADIZIONALE
L’ortodonzia tradizionale è quelle che tutti conoscono e che prevede l’uso dei fili ortodontici e dei brackets, ossia degli attacchi, più comunemente chiamati anche “stelline”, incollati alla superficie esterna dei denti.
Per fare aderire i brackets ai denti vengono utilizzati i moderni sistemi di adesione che si avvalgono di materiali e di uno strumentario apposito per la loro rimozione che non rovina lo smalto dei denti.
Esistono due tipi di brackets:
– quelli metallici, sicuramente i più efficaci ma anche i più visibili

– quelli estetici, sono in ceramica quindi meno visibili perché bianchi, ma un po’ più fastidiosi al momento della loro rimozione.

I fili ortodontici sono invece metallici in entrambi i casi.
Questo tipo di apparecchiatura sicuramente complica le manovre di igiene orale perché comporta un maggior accumulo di placca ad ogni pasto, ma con la giusta tecnica e i corretti presidi l’igiene orale può essere gestita correttamente.
Spesso viene associata a dei dispositivi ausiliari che facilitano il movimento dentale sfruttando un “ancoraggio dentale” ossia forze accessorie, come ad esempio la barra palatale, l’espansore rapido o la trazione extraorale conosciuta come “il baffo”.
Può essere associata a chirurgia orale nel caso di denti inclusi, ossia di denti che non riescono ad erompere da soli in arcata. In questi casi la diagnosi si avvale anche della tomografia assiale computerizzata cone beam che viene eseguita presso il Nostro Centro Odontoiatrico. L’intervento di chirurgia consiste nell’esposizione del dente incluso per poter applicare una forza sul dente incluso che deve essere recuperato ortodonticamente.

ORTODONZIA INVISIBILE
Esiste la possibilità si allineare i denti e migliorare il sorriso mettendo un apparecchio non visibile o comunque molto meno visibile di quello tradizionale fisso, che per quanto sia super-efficace spesso non è molto amato perché esteticamente piuttosto evidente.

Esistono due tipi di apparecchi invisibili:
1) la terapia ortodontica linguale, che è caratterizzata da attacchi e fili metallici ma adesi alla superficie interna dei denti (palatale/linguale). L’apparecchio, essendo posizionato all’interno, anche quando il paziente parla o sorride è completamente invisibile. La lingua è un muscolo molto più sensibile della guancia o delle labbra pertanto all’inizio può dare qualche fastidio in più rispetto all’apparecchio tradizionale. Necessita inoltre un’accurata igiene orale, che è sicuramente più difficoltosa da eseguire rispetto all’apparecchio tradizionale, proprio a causa della sua posizione, che richiede una maggiore manualità ma con le giuste istruzioni e i corretti ausili può essere mantenuta in maniera adeguata nel tempo. 

2) la terapia ortodontica con allineatori: i denti vengono spostati fino ad essere allineati attraverso l’uso di mascherine trasparenti rimovibili che devono essere indossate 22 ore al giorno e rimosse solo ai pasti. Esistono anche qui degli “attacchi”applicati ai denti ma sono eseguiti in resina composita, quindi dello stesso colore del dente. Sono sicuramente molto meno visibili di un apparecchio tradizionale ma non completamente visibili, tanto che in questi casi si parla più propriamente di ortodonzia estetica più che invisibile.
Questa tecnica offre però un ulteriore vantaggio: rende molto più facile l’esecuzione dell’igiene orale in quanto basta rimuovere i dispositivi per poter pulire comodamente, come se l’apparecchio non ci fosse , avvalendosi anche del filo interdentale normale. Di contro però richiedono costanza perché per ottenere i risultati stabiliti nel piano di trattamento devono essere indossati per le ore richieste, senza eccezioni.

ORTODONZIA TRAMITE ANCORAGGIO SCHELETRICO
Esistono dei casi clinici complessi o per problematiche cliniche o per poca collaborazione da parte del paziente per i quali i dispositivi ausiliari tradizionali non sono sufficienti. In tali casi è necessario che l’ortodonzia sia tradizionale sia invisibile si avvalga non più di un ancoraggio dentale ma di un ancoraggio “scheletrico”, ossia si sfruttano forze accessorie create da miniviti inserite nell’osso.
Le miniviti sono impianti di piccole dimensioni che vengono inserite all’interno dell’osso e intorno alle quali vengono costruiti dei dispositivi ausiliari creando appunto un ancoraggio osseo che aiuta a portare a termine movimenti ortodontici altrimenti impossibili.
Le miniviti sono dette anche Temporary Anchorage Devices perché una volta che hanno svolto la loro funzione di aiuto e il movimento ortodontico è stato completato, vengono rimosse.

ORTODONZIA E CHIRURGIA MAXILLO-FACCIALE
Esistono casi clinici che presentano una tale discrepanza scheletrica tra i due mascellari che non possono essere corretti con la sola ortodonzia e ortognatodonzia ma sono chirurgici, ossia necessitano di un intervento di chirurgia maxillo-facciale per correggere la loro malocclusione.
In tali casi il piano di trattamento e la terapia ortodontica sarà concordata con il chirurgo maxillo-facciale che eseguirà l’intervento.
In tali casi generalmente l’apparecchio ortodontico viene applicato mesi prima dell’intervento per allineare e livellare i denti nella posizione giusta per poter eseguire la chirurgia e viene poi mantenuto anche postintervento per la rifinitura del caso.
In alcuni casi, definiti “surgery first”, l’intervento viene eseguito prima del trattamento ortodontico e la cura ortodontica inizia solo successivamente, ma sono appunto attualmente la minoranza.

ORTODONZIA INTERCETTIVA
vedi sezione in pedodonzia

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